Quando si diventa genitori non si è mai abbastanza pronti a capire i bisogni del bambino.
Sulla gestione dei bambini a partire dalla nascita ci sono ancora oggi tantissime credenze popolari tramandate di generazione in generazione che trattano il bambino come un oggetto insensibile e privo di capacità.
Al contrario, la letteratura scientifica a partire dalla prima scienziata dell’infanzia Maria Montessori, quindi neanche così recente, ha affermato e ampiamente dimostrato che il bambino è a tutti gli effetti un essere vivente che a partire dalla nascita è capace di esprimere i suoi bisogni perché qualcuno li soddisfi e che in condizioni favorevoli al suo sviluppo naturale è portato a fare in autonomia e crescere in armonia con l’ambiente che lo circonda.
Inoltre è ormai noto quanto le esperienze nei primi anni di vita, compresa la vita intrauterina, sono significative per la salute dell’adulto e per l’avvenire della razza.
Partiamo quindi da una cosa che forse non sai: il bambino sviluppa le prime abilità sensoriali proprio nella pancia della mamma. Sa usare le mani, sente odori e percepisce il gusto, sente i suoni e inizia a vedere la luce.
Ma non solo! Prima di nascere il bambino ride, singhiozza, si ciuccia il dito, fa la pipì e si spaventa.
Questo basta a dimostrare che l’uomo viene al mondo con un bagaglio di esperienze minimo la esistente.
Quali sono i bisogni del bambino?
Cosa succede quando nasce?
Il bambino ha conosciuto solo il meraviglioso mondo nell’utero, fatto di estremo benessere, dove tutto quello di cui aveva bisogno era lì per lui e da cui non sarebbe mai uscito se non stesse così stretto e scomodo. L’evento del parto è quindi un’esperienza profonda e faticosa anche per il bambino oltre che per la madre, non solo per l’impegno fisico di venire al mondo, ma perché da quando nasce è costretto a far capire i suoi bisogni e sperare che qualcuno li soddisfi senza esitazione.
Prima di tutto chiariamo cosa è un bisogno.
Il bisogno è una mancanza: una condizione sfavorevole che ci spinge a soddisfare uno stato di necessità.
Distinguamo per facilitare la classificazione i bisogni fisiologici, che sono evidenti a partire dalla nascita e con i quali il bambino si garantisce la sopravvivenza, dai bisogni emotivi, con i quali sviluppa la sua personalità.
I bisogni fisiologici da soddisfare a partire dalla nascita sono: il contatto, la nutrizione, l’igiene e il riposo.
I bisogni emotivi sono: sicurezza, stabilità, autonomia, affermazione del sé, socialità, esplorazione, riconoscimento, libertà.
Come comunica il bambino?
Se consideriamo che il bambino viene dal mondo intrauterino dove ha provato la massima sensazione di benessere possibile, quando nasce esprimerà tutta la sua disapprovazione a questa nuova condizione attraverso il pianto.
Ma il pianto non è tutto uguale:
- il pianto di fame inizia a bassa intensità per poi crescere e diventare sempre più forte;
- il pianto di rabbia mantiene una tonalità bassa ma costante;
- l pianto di dolore è da subito forte e prolungato.
Non tutto il pianto è di fame e quasi sempre il contatto calma il bambino. Quello che è importante è intercettare il tipo di pianto per individuarne l’origine ed essere pronto a rispondere alla necessità del bambino.
Cosa non fare per soddisfare al meglio i bisogni del bambino?
È opportuno non anticipare i bisogni per essere certi di intendere le reali necessità del bambino senza incorrere nell’errore della superbia e pensare a priori quale sia il bene del bambino.
Come ho già scritto, il bambino vive lavorando sulla sua sopravvivenza nel migliore dei modi, quindi è portato naturalmente ad esprimere le sue necessità prima, e a soddisfarle in autonomia poi.
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